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I quattro flagelli. LANZA DEL VASTO.

  • I quattro flagelli.
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LANZA DEL VASTO.
I quattro flagelli.
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  • Autore:
    LANZA DEL VASTO.
  • Titolo:
    I quattro flagelli.
  • Trad. di Bruno Pistocchi. Segue: Appendice. Introduzione di Paola Ricci Sindoni. I compagni di vita;
  • Casa Editrice:
    Società editrice internazionale, Torino.
  • Anno:
    1996.
  • Stato di Conservazione:
    Ottimo il volume, ordinari segni d'uso e del tempo alla sovr.
  • Descrizione fisica:
    XXII, 608 p., 15 cm, bross., sovr.
  • Note:
    OPERA MOLTO RARA. Giuseppe Giovanni Luigi Maria Enrico Lanza di Trabia-Branciforte era il vero nome del filosofo detto Lanza del Vasto (il Gandhi italiano), nato a San Vito dei Normanni nella masseria "Specchia di Mare", tra San Vito e Brindisi, il 29 settembre 1901, da Luigi Giuseppe, dottore in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola-vitivinicola, e dalla marchesa Anna Maria Enrichetta Nauts, nata in Belgio, ad Anversa, il 1° luglio 1874. Lanza del Vasto, molto più noto e apprezzato in Francia che in Italia, tanto da essere unanimemente considerato un francese, sia pure di origine siciliana (a causa delle indubbie radici palermitane dei Lanza di Trabia), fu musicista, scultore, pittore, òrafo, poeta, prosatore, ma ebbe fama soprattutto di profeta, pacifista, riformatore, saggio. Cattolico fervente, fu seguace di Gandhi, che lo chiamò "shantidas", servitore della pace. Praticò il digiuno e percorse a piedi l'Italia, la Francia e gran parte dell'Europa; a piedi si recò perfino a Gerusalemme. Nella Francia meridionale, a Bollène, negli anni in cui più vivo era il timore di una guerra nucleare causata dalla corsa al riarmo di molti Paesi - tra i quali la Francia - fondò la "Comunità Laboriosa dell'Arca" (ispirata al biblico Noé), che aveva come distintivo la croce di una vetrata della Cattedrale di Chartres. Persone delle più diverse condizioni e religioni abitavano nel "villaggio" con le loro famiglie, costruendosi i mobili con metodi primitivi (non usavano né chiodi né viti, ma cavicchi di legno), e confezionandosi gli abiti-tuniche con la lana grezza ottenuta con filatoi a pedale. Insegnanti, professionisti, operai e contadini convivevano nel rispetto reciproco, ma occupando il posto che loro competeva sulla base delle rispettive capacità. Le regole comuni erano la povertà, la semplicità, il lavoro artigianale (come rifiuto di quello meccanizzato), la riduzione al minimo dell'uso del denaro, la partecipazione alla vita pubblica. Un esperimento coraggioso che all'epoca (oltre quarant'anni fa) suscitò vivo interesse e molta curiosità; un tentativo forse utopico di combattere quelli che Lanza del Vasto chiamava i quattro flagelli: la guerra, la sedizione, la miseria e la servitù; ai quali intendeva opporre la non-violenza, la verità, l'onestà totale, la sobrietà, il coraggio, il rispetto di tutte le religioni, il rifiuto di distinguere tra le varie caste e razze.



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