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P. Alessio Benigar OFM: un'autobiografia postuma. SERSALE, Carmen M. - DUDA, Bonaventura.

  • P. Alessio Benigar OFM: un'autobiografia postuma.
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SERSALE, Carmen M. - DUDA, Bonaventura.
P. Alessio Benigar OFM: un'autobiografia postuma.
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  • Autore:
    SERSALE, Carmen M. - DUDA, Bonaventura.
  • Titolo:
    P. Alessio Benigar OFM: un'autobiografia postuma.
  • Prefazione di S. E. il Card. F. Antonelli. Presentazione di S. E. il Card. F. Kuharic.
  • Casa Editrice:
    Ed. Quasar, Roma.
  • Anno:
    1993.
  • Stato di Conservazione:
    Molto buono, nome alla sguardia.
  • Descrizione fisica:
    617 p., 24 cm, bross.
  • Note:
    «Umanità teologale e carità pastorale» sono le doti principali che il cardinale Ruini ha evidenziato introducendo la sessione di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Alessio Benigar (nella foto), sacerdote dell’ordine dei Frati Minori. Nel Palazzo Lateranense, il 9 giugno, il cardinale ha ripercorso la vita del sacerdote, nato a Zagabria (Croazia) il 28 gennaio 1893 e morto il 1° novembre 1988. Fu accolto già a 14 anni nella Provincia dei Santi Cirillo e Metodio dell’ordine dei Frati Minori. Il 4 marzo 1909 la professione dei voti religiosi, il 10 giugno del 1915 l’ordinazione sacerdotale. Ebbe come primo incarico la formazione dei giovani candidati alla vita religiosa francescana. Nel 1920 padre Benigar fu inviato a Roma per frequentare il Pontificio Istituto Orientale. Il 1929 fu l’anno della svolta: missionario per la Cina, dove rimase fino al 23 gennaio 1954, a causa di un decreto di espulsione del governo dalla Cina continentale. «In questi lunghi 25 anni di apostolato, svolse un’intensa attività pastorale, dedicandosi alla formazione dei candidati al ministero sacerdotale e alla vita consacrata». Rientrato a Roma, gli fu affidato il ministero di direttore spirituale del Collegio Internazionale “S. Antonio” per la formazione spirituale dei frati francescani provenienti da tutte le Provincie dell’ordine. Fu confessore sia presso la basilica di S. Antonio in via Merulana, sia presso la basilica lateranense. «Quanti si accostavano a lui, sia per la direzione spirituale sia per la confessione sacramentale – ha detto il cardinale – rimanevano edificati dalla sua profonda vita di fede in Dio e dalla ardente carità, che manifestava nella squisita e generosa sua disponibilità e capacità d’ascolto». Il Servo di Dio, ha affermato ancora il cardinale, «ha saputo armonizzare una profonda spiritualità con una grande e squisita umanità; le sue più belle espressioni di vita le manifestò nell’ambito formativo sacerdotale, al quale ha dedicato l’intera sua esistenza. Ha saputo distinguersi per la grande “umanità teologale”, nel senso che le doti del suo carattere si fondevano sapientemente con l’altissimo ideale di vita francescana e sacerdotale. Fu davvero un convincente testimone di quella “carità pastorale” che il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica post-sinodale “Pastores dabo vobis”, indicò come “il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero, configurandolo a Cristo capo e pastore”».



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